Alla ricerca della matrice nascosta

Daniela Don, friulana di nascita, ha alle spalle un percorso irto di ostacoli e di difficoltà. Il padre muore quando lei ha solo dieci anni, la madre, incapace di reggere il lutto, sprofonda nell’alcolismo. Ciò nonostante Daniela lotta e si costruisce una vita che la riempie di entusiasmo. “Sono state proprio le difficoltà a spingermi ad arrivare dove sono oggi” dice. Fin da bambina è dotata di una medianità: legge le carte e i fondi di caffè. Crescendo tuttavia abbandona queste pratiche per dedicarsi a una carriera “seria”. Conquista una bella posizione, ha un compagno e un figlio. La vita sembra perfetta, ma di colpo tutto precipita e lei si ritrova senza compagno, senza lavoro e senza soldi. A quel punto riprende la sua attività di cartomante e la sviluppa gradualmente fino a creare il proprio metodo che chiama D.O.N (Distinguere, Osare, Nascere). Scopo del percorso è di scoprire e di neutralizzare il Generatore di una problematica che imprigiona in situazioni che si ripetono e che non permettono di progredire. Questo Generatore, solitamente è uno dei genitori.

Una delle varianti di Costellazioni familiari? Le chiediamo.
Considero le Costellazioni familiari come un passo importante per iniziare un lavoro su se stessi in quanto ti permettono di identificare la persona che ti ha creato il problema” risponde “Il mio metodo costituisce un passo ulteriore che aiuta le persone di sciogliere i nodi dopo averli scoperti.

Che cosa implica sciogliere questi nodi?
Si tratta soprattutto di imparare a sentire con il cuore e cioè comprendere veramente il perché i nostri genitori si sono comportati in un certo modo.

Che cosa intendi per comprendere?
Intendo entrare veramente nello stato emotivo della persona che ha creato il problema. Si tratta di comprendere che questa persona non ha agito così per cattiveria, ma perché in quel momento non poteva fare altrimenti.

Ho anche notato che ribadisci l’importanza del cuore rispetto alla testa per tutte le discipline ispirate alla fisica quantistica che mirano a cambiare la nostra vita.
È vero, anche se anch’io nei momenti bui della mia vita ho pensato che un libro potesse cambiare tutto. Naturalmente è più che giusto leggere e informarci. Tuttavia non dobbiamo cadere nell’errore di credere che, pensando intensamente a una cosa, l’universo ce la farà avere, nonostante il nostro atteggiamento interiore non cambi di una virgola. Ciò che penso sia importante sapere è che l’universo entra in risonanza con ciò che proviamo. Se sono pieno di rabbia, l’universo mi manderà situazioni che mi faranno sentire ancora più arrabbiato: i colleghi si comporteranno male con me, mi ruberanno il portafogli, riceverò una bolletta del gas esagerata e così via. Se invece sono felice, avrò successo sul lavoro, starò bene fisicamente, incontrerò solo persone simpatiche e conoscerò l’abbondanza finanziaria.

Ma se attraversiamo un momento difficile non è evidente tenere a bada uno stato emotivo negativo.
Non è affatto facile, certo. Perciò è importante risolvere i problemi che ci hanno tramandato i nostri genitori e i loro genitori prima di noi. Mi dispiace di vedere tanti figli arrabbiati con i loro genitori perché pensano che abbiano sbagliato apposta. Se io non avessi compreso profondamente il perché di certi comportamenti di mia madre (non posso dire niente di mio padre perché è mancato quando avevo dieci anni) oggi potrei essere come lei, oppure essere passata all’altro eccesso, il che sarebbe altrettanto sbagliato. In certi periodi della mia vita sono stata anch’io piena di rabbia e di disapprovazione per mia madre e non nascondo che crescere accanto a lei è stata un’esperienza dura che mi ha segnato. Oggi però so che questa sofferenza mi ha portato a lavorare su di me e quindi la ringrazio per ciò che mi ha dato.

La difficoltà quindi diventa uno sprone a lavorare?
Sì, assolutamente. Ma per lavorare su di sé bisogna entrare in empatia e quindi perdonare la persona che ci ha creato il problema. Capire mentalmente il perché ha agito in un certo modo non basta. Inoltre la difficoltà che ho dovuto affrontare mi hanno reso più empatica nei confronti delle persone che mi consultano. Ormai sono sette anni che porto avanti questo metodo e di gente ne ho vista molta, ma per me ogni persona è diversa, nonostante che il problema possa essere lo stesso. Il terapeuta deve entrare in sintonia con chi gli sta di fronte, deve mettersi al suo livello.

Gli psicologi tendono invece a creare una distanza tra loro e il paziente. Lei non agisce così?
Non posso paragonarmi con gli psicologi perché loro hanno studiato mentre io ho vissuto. Le emozioni che ho provato sono state la mia scuola. Perciò ogni persona che vedo è fonte di studio per me perché mi stimola a entrare in sintonia con lei. Dirò di più:  parecchi psicologi  vengono a farsi trattare da me e spesso mi chiedono dove abbia imparato certe cose. Ma io le cose non le ho imparate, mi arrivano intuitivamente.

La tua medianità ti aiuta?
Certamente. Ho iniziato da bambina a leggere le carte. Poi, in un certo periodo della mia vita, ho abbandonato tutte queste pratiche perché le ritenevo responsabili delle cose negative che mi capitavano. Ho ripreso a leggere le carte quando mi sono trovata senza lavoro, senza compagno, senza risorse e con un figlio da crescere. A quel punto un’amica mi ha chiesto di leggerle le carte, poi è arrivata un’amica dell’amica e questa a sua volta mi ha mandato qualcuno, tanto che, poco a poco, ho potuto guadagnare abbastanza da vivere. Il fatto è che mentre leggevo le carte vedevo il motivo per cui queste persone mi portavano quel determinato problema e da lì ho cominciato a sviluppare un metodo di trattamento personale. All’inizio mettevo addirittura le carte dei tarocchi a contatto con il corpo delle persone perché sono convinta che quelle immagini abbiano una loro energia. Se, per esempio, veniva con me una donna che aveva il problema di non riuscire a esprimere la propria femminilità, la mettevo a contatto con la carta dell’Imperatrice. Quindi amo le carte, l’oracolo: da sempre sono entusiasta dei sistemi oracolari.

Ma ha anche contatto con i defunti?
Devo dire che questa parte di attività è nuova per me. Le cose sono nate così: uno dei miei primi pazienti è stato un ragazzo con il quale sono rimasta in contatto. Questo ragazzo ha insistito perché incontrassi una certa persona che contattava i defunti. Io ho resistito a lungo perché ero scettica e avevo fatto esperienze che non mi avevano dato niente. Ma quando finalmente mi sono decisa a incontrare questa persona, ho scoperto che mi poteva mettere in contatto con mio padre. È stata un’emozione fortissima. La morte prematura di mio padre mi ha lasciata priva di un modello maschile.

Quanto dura una seduta?
Tra un’ora e mezza e due ore, a un ritmo mensile. Negli intervalli invito le persone a bere un’acqua che è stata informata con le frequenze della correzione che la persona deve apportare ai propri sentimenti e alla propria vita . Questa dell’acqua come supporto di informazione è un’abitudine che mi viene dalla pratica delle cure con le Acque di luce di Enza Ciccolo, ossia le sette acque dei luoghi mariani. Ho cominciato a usarle per trattare l’iperattività di mio figlio quando ancora non esercitavo come terapeuta.

Quanto dura un trattamento?
Dipende dalla persona, dalla velocità con cui reagisce. Alcune risolvono tutto in tre sedute, altre hanno bisogno di un trattamento più lungo. Spesso penso che dipenda dal luogo i cui vivono.

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